Commercializzazione di farina di mais allo stato sfuso.
Quesito: Un negozio di alimentari può vendere farina di mais sfusa?
Risponde l'avvocato Stefano Senatore.
In Italia è in vigore una specifica disciplina sulla commercializzazione degli sfarinati, stabilita dal decreto del Presidente della Repubblica 9 febbraio 2001, n. 187 (recante il “Regolamento per la revisione della normativa sulla produzione e commercializzazione di sfarinati e paste alimentari, a norma dell'articolo 50 della legge 22 febbraio 1994, n. 146”).
Per la gran parte, le disposizioni sono dichiaratamente rivolte ai soli sfarinati di grano, stabilendo, in particolare, i requisiti delle farine di grano tenero (articolo 1) e degli sfarinati di grano duro (articolo 2), gli obblighi informativi per le miscele di sfarinati di grano e di altri cereali (articolo 3), i divieti di utilizzo di determinati prodotti (art. 4) e le regole per le esportazioni ed importazioni (articolo 12).
Nell’ambito del suddetto quadro normativo, viene regolamentato anche il confezionamento dei prodotti, prescrivendo – all’articolo 5, comma 1 – che “gli sfarinati devono essere posti in vendita in imballaggi preconfezionati chiusi all'origine”.
Va preso atto che, sul piano letterale, tale disposizione non contiene alcun riferimento alla materia prima dello sfarinato e potrebbe, quindi, potenzialmente riguardare tutti i cereali o, persino, tutti i prodotti alimentari.
Tuttavia, ad avviso di chi scrive, l’articolo 5, comma 1 in esame deve essere interpretato in coerenza con tutte le altre previsioni contenute nel citato decreto presidenziale, le quali – come anticipato – interessano esclusivamente gli sfarinati di grano, eventualmente in miscela con farine di altri cereali.
Ciò induce a ritenere che anche l’obbligo di preconfezionamento all’origine si applichi solo a tali sfarinati e non riguardi, invece, i prodotti ottenuti esclusivamente dalla macinazione di granoturco o altri cereali.
Per questi ultimi, lo scrivente reputa ammissibile la commercializzazione allo stato sfuso all’interno di un negozio di alimentari, non essendo nota l’esistenza, nell’ordinamento, di ulteriori disposizioni di senso contrario.
[Articolo pubblicato sulla rivista Alimenti&Bevande, n. 2/2022, Filo diretto con l'esperto]